Ipazia: La Filosofa Matematica Linciata dai Cristiani .

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Nella primavera del 415 d.c, un efferato crimine scosse la città d' Alessandria: dei fanatici cristiani, probabilmente stessi monaci assassinarono la filosofa e matematica Ipazia. I resti del suo corpo furono poi bruciati. La colpa di Ipazia, quella forse di essere una donna che parlava di filosofia, che aveva una mente dotata - per il popolino non era altro che una strega pagana con i suoi incantesimi. Così ci racconta quasi tre secoli dopo la sua morte la cronaca di Giovanni, vescovo di Nikiu, una diocesi del delta del Nilo. Ma chi era veramente Ipazia, e perché fu uccisa?

 


Ipazia nacque ad Alessandria d'Egitto nella seconda metà del IV secolo, incerte rimangono le sue origini, è chiaro un fratello di nome Epifanio. Noto è invece il padre, Teone, geometra, filosofo d'Alessandria, dedicandosi in particolare alla matematica e all'astronomia e osservò l'eclisse solare del 15 giugno 364 e quella lunare del 26 novembre — e che sarebbe vissuto almeno per tutto il regno di Teodosio. 

Ed è proprio dal padre che Ipazia iniziò a coltivare la passione per la filosofia e matematica e la stessa astronomia. Ella custodì tutti i requisiti per succedere al padre nell'insegnamento. Ipazia insegnava ai suoi studenti con passione, poiché amava quel mondo, amava le scienze matematiche e quelle filosofiche.

Da quando l’imperatore Teodosio I proclamò il cristianesimo religione unica dell’impero, l'intolleranza nei confronti di altri credi diventava sempre più feroce, e il potere del clero crebbe in maniera esponenziale.

Fu a causa di questo clima di intolleranza istigato dal vescovo Teofilo, che decine di fanatici danneggiarono santuari pagani, e persone. Uno dei crimini peggiori fu senz'altro l'incendio al Serapeo e la sua splendida biblioteca. Il tempio di Serapide divenne una chiesa cristiana.  In questo tragico contesto si trova presto coinvolta Ipazia, tanto che la sua uccisione fu definita come uno scandalo storico. La sua morte fu da specchio per il tramonto d'Alessandria, l’antico centro della scienza, della cultura e dell’arte ellenistici. 

Filostorgio e Socrate Scolastico, due storici ecclesiastici dopo circa vent’anni ne commentarono il crimine mostrando la loro disapprovazione di fronte all’orrore di quell’atto fanatico. Un omicidio cruento per la dinamica dei fatti.

Ipazia morì durante il vescovato di Cirillo. Una folla di bifolchi monaci arrivati dalle zone limitrofe della città in pieno un giorno bloccarono Ipazia sulla porta di casa. La trascinarono picchiandola selvaggiamente fino all’interno di una chiesa, la spogliarono e la squartarono, strappandone la carne con cocci e tegole, dopodiché bruciarono i suoi poveri resti per cancellarne il ricordo. 

Un delitto che appariva come un sacrificio umano effettuato forse da uomini con la tonaca. L'invidia e calunnia su di lei portarono a pensare al popolo della chiesa, che fosse per causa sua che Oreste non si riconciliasse con il vescovo. In questo clima maturò l'omicidio di Ipazia. Era il mese di marzo del 415, e correva la quaresima. Ipazia doveva avere circa 50 anni, era già una professoressa famosa da 20 anni.

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