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Violante Carroz: Drammi familiari e Omicidi della Contessa di Quirra

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Drammi familiari un'esistenza correlata da un nefasto destino, questa è in sintesi la descrizione del la vita di Donna  Violante Carroz , la quale ha segnato  una pagina oscura nella Sardegna sul finire del 1400 e inizi del XVI secolo!   Ricca di mistero e di efferati delitti Donna Violante, si è macchiata più volte di oscuri misfatti, quasi a dissetare la sua sete di sangue, per colmare la perdita dei suoi genitori . La sorte, infatti volle che ancora ragazzina, all’età di appena 15 anni vide la morte di suo padre.  Era l’anno 1470, quando la giovane venne posta sotto la tutela dello zio Nicolò Carroz d’ Arborea: un uomo, di rigidi costumi, non mise limiti alla durezza dell’educazione di Violante.  Donna Violante conosciuta come "la sanguinaria". L'esistenza di  Donna Violante, come abbiamo detto fu  segnata da drammatici eventi familiari, e ancora oggi la sua storia è oggetto di dibattiti tra gli storici in Sardegna, dove la sua memoria continua a regalare un fascin

6 Storie Incredibili dalla Sardegna: le Leggende più affascinanti

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    Leggende sulla Sardegna La Sardegna è un'isola ricca di storia e cultura, camminare all'interno di alcuni suoi sentieri e boschi ti sembrerà di essere stato catapultato in una realtà parallela, o vivere un passato millenario.  Nel corso degli anni sono state raccontate numerose leggende e storie legate alla sua terra e ai suoi abitanti.  Le leggende fanno parte dell'identità di una terra   e vengono tramandate di generazione in generazione.   Esse sono una sorta di specchio della società e dei valori che la compongono, e ci permettono di comprendere meglio la cultura e la storia di un luogo. 1 - La leggenda delle sette sorelle  Una leggenda o forse un racconto che narra di sette bellissime sorelle, che per sfuggire al matrimonio combinato, si sarebbero trasformate in sette stelle del costellazione delle Pleiadi. Le giovini vivevano in un villaggio sulla costa sud della Sardegna.  Il loro padre, un ricco uomo d'affari, aveva combinato i loro matrimoni con sette uom

Maria Mangrofa: la strega della Sardegna che si cibava di Fanciulli

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  Si narra in un tempo passato in Sardegna   che prima di nascere   Orosei,   ci fosse un piccolo villaggio   di nome Riunas  nel quale vivevano persone alte anche 5 metri. Quando l'uomo, quello simile a noi venne a conoscenza di questo luogo ancestrale, i giganti deciso di abbandonare il villaggio, alcuni si nascosero in grotte impervie e mai più videro la luce. Assieme a loro viveva una donna   Maria Mangrofa,   protagonista di avvincenti storie che riguardano  le leggende sulla Sardegna. Vi è anche un'altra versione che si discosta un po da quella appena narrata : i giganti  non erano nient'altro  che i costruttori di nuraghi  con le loro mogli gigantesse. Alcuni asseriscono che avessero un aspetto orribile, per questo esiliati volutamente da altre persone. Nel momento che i giusti (si fa per dire) tornarono, gli uccisero, altri, come Maria Mangrofa, vollero non allontanarsi non troppo dal loro villaggio. La donna trovò riparo presso una piccola collina,  Santa Lucia , a

MARIA PINTAORU: una storia della Sardegna ad Halloween

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  Ti faccio prendere da MARIA PINTAORU, una frase spesso utilizzata in Sardegna per spaventare i bambini più vivaci. MARIA PINTAORU è senz'altro una dei personaggi più famosi delle leggende sarde. La sua figura è connessa a quella di una strega o di una vecchia molto brutta. In Campidano è chiamata appunto MARIA PINTAORU, ma in altre zone dell'isola il suo cognome cambia sensibilmente, probabilmente poiché il dialetto della Sardegna si differenzia addirittura da paese in paese.  Perciò potremo sentire lo stesso personaggio chiamato come Maria Puntaouru e altre varianti ancora! C'è da dire che la sua immagine non è utilizzata  solamente   per Halloween, ma in alcune zone della Sardegna la possiamo trovare anche nei racconti natalizi. Secondo la leggenda, la strega dopo il cenone della Vigilia di Natale, appare all'improvviso per controllare che nel tavolo non sia rimasto neanche una briciola di pane. Nel caso le persone avessero lasciato qualche alimento non consumato,

Leggende sarde: La terrificante vicenda di “Luxia Arrabiosa”

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Oggi vorrei tornare a parlare di leggende che riguardano la Sardegna : la terrificante vicenda di “Luxia Arrabiosa”. Luxia Arrabiosa è una delle figure femminili sarde più spaventose, figura connessa al territorio di Morgongiori, in provincia di Oristano, ove sono collocati dei millenari Menhir. Dai racconti a noi pervenuti sappiamo che ella è descritta come un avara e ricca strega, che risiedeva all'interno di un nuraghe circondata dalle sue immense ricchezze. La leggenda narra che volutamente si trasformò in una cicala, per la delusione di avere perso un suo prezioso fuso magico. Una figura controversa: si dice che Lucia, questo era il suo nome originario, fosse una ragazza di incontaminata bellezza. Ogni giorno andava sul colle Prabanta, per lavorare e cuocere il pane. Proprio al ritorno e ogni mattina all'andata, nei pressi di Monta Arci vi era una grotta nascosta nel quale viveva un fauno, che si era innamorato perdutamente di lei . Il Fauno è una divinità della natura ap

S'Accabadora: la Donna che finiva il Moribondo

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    Quel sottile filo che c'è tra la vita e la morte: in un tempo neanche troppo lontano in Sardegna o in alcune zone dell'isola c'era una enigmatica figura chiamata S'Accabadora . Ne abbiamo una tangibile testimonianza in Gallura nel Museo etnografico “Galluras” del piccolo centro di Luras, 8 chilometri da Tempio. All'interno del Museo è possibile ammirare degli incredibili oggetti, tra cui un rustico martello di legno d’olivastro   Un martello non come tutti gli altri: lungo circa 30 centimetri, con una circonferenza di 45. Il manico, corto e robusto, consente una presa sicura per assestare un colpo pesante e deciso. Questo arnese veniva utlizzato da   li fèmini agabbadóri ( sas accabadoras   in lingua sarda settentrionale), le donne, cioè, incaricate di “finire” (in spagnolo   acabar ) un moribondo che pativa le pene dell'inferno, senza però riuscire a morire.  Nel 1832, l’abate Vittorio Angius scrisse che questo vocabolo dal verbo   accabare , v