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Visualizzazione dei post da febbraio, 2021

L'INQUISIZIONE a Perdìtta Basigheddu compagna di cella di Julia Carta

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  E torniamo di nuovo a parlare di inquisizione, lo facciamo in una Nuoro, in Sardegna tra la fine del XVI secolo e gli inizi del XVII. La protagonista è una donna di nome Perditta Basigheddu un nome di certo particolare che riecheggia nel nord dell'isola. Le notizie su Perdìtta Basigheddu sono poche e frammentarie: purtroppo la documentazione originale del suo processo è andata perduta, ma quel che è certo che la donna è stata compagna di cella di Julia Carta nella carceri del Santo Uffizio di Sassari. Ovviamente è palese capire quanto sul finire del 1500 e inizi del 1600 la Sardegna o meglio molte donne sarde vivessero all'interno di un clima di terrore e piegate dal volere della Santa Inquisizione. È certo che Perditta fu accusata e inquisita perché rea di saper preparare unguenti a base di erbe, requisiti più che sufficienti per qualificarla come strega e fattucchiera, precisamente hechizera y sortílega (fattucchiera e maga). Arrestata senza sequestro di beni, evidente

Vincenzo Balducci il boia dopo Mastro Titta

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Sappiamo che l'ultima esecuzione effettuata da Mastro Titta venne compiuta ai danni di Domenico Antonio Demartini, regnicolo, reo, di omicidj, “morto” in via dè Cerchi li 17 agosto 1864. Successivamente Giambattista Bugatti lasciò il post a Vincenzo Balducci, che di fatto divenne il nuovo boia di Roma. Prima di allora Balducci aveva aiutato e imparato dal suo maestro l'arte di tagliare teste. In data 20 maggio 1865 Balducci decapitò un certo Saturnino Pescitelli. Ma il nostro racconto o perlomeno per quello di straordinario che accadde è datato un anno esatto il 23 maggio 1866 nella città di Bracciano. Quel giorno sul patibolo si trovava Antonio di Giuseppe o Ventura, condannato a morte, protagonista di un'esecuzione capitale a suo discapito che non fu mai portata a compimento. I racconti ci narrano che il condannato salito sul patibolo iniziò a recitare l'Ave Maria e preghiere alla Madonna. Quando Balducci avviò la lama della ghigliottina questa non discese perché l

La DECAPITAZIONE e PROCESSO di BEATRICE CENCI

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  Ventidue anni è questa l'età che Beatrice Cenci trovò la morte tramite decapitazione. Ma quale reato ella compì per subire simile supplizio? Nessuno o meglio fu obbligata dalla circostanze. Ma andiamo con ordine.  Beatrice Cenci fu una giovane nobildonna romana nata sul finire del 1500. La sua figura divenne leggenda; poi narrata da grandi scrittori tra cui Stendhal. Di rara bellezza immortalata nel celebre dipinto attribuito a Guido Reni. Beatrice era figlia del Conte Francesco Cenci, noto per essere un uomo violento e depravato. Usava violenza con gli stessi servi. Subì numerosi processi, tra i quali uno per l’accusa di sodomia. Una famiglia disgraziata che conobbe la morte per volgare risse di due fratelli di Beatrice: Rocco e Cristoforo, Giacomo e Tommaso, invece proprietari di numerosi latifondi nell’Agro Romano accumulati in gran parte illecitamente    In seconde nozze Francesco sposò Lucrezia Petroni Velli, vedova e madre di tre figlie, vittime anche loro dell'

L'UOMO FALENA, Mothman: il crollo del Silver Bridge e altri avvistamenti

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   A tutto c'è una spiegazione...una frase vera a metà: ci sono degli eventi e la storia c'è lo insegna di difficile interpretazione. Uno dei tanti misteri irrisolti è l'Uomo Falena - chiamato dagli americani Mothman , si perché il nostro racconto ha luogo nell'Ohio e a Chicago. Ma andiamo con ordine.  Nel 2017 c'è stata la ricorrenza del crollo del Ponte Silver Bridge,  cinquant'anni da quando il Silver Bridge nella città Point Pleasant, West Virginia è crollato, lasciando morire degli automobilisti che trasintavano in quel momento. I corpi di 46 persone fuorno poi ritrovati nelle fredde acque del fiume Ohio.  Il ponte fu costruito nel 1928 è probabilmenti i cavi che lo tenevano era da tempo logorati. Altri persono sono convinte che l'incidente è collegato a una creatura, l'Uomo Falena - conosciuto negli States come Mothman. Nel 1975 fu pubblicato un libro di John Keel. libro, The Mothman Prophecies.   Già prima del crollo del ponte a fine del 1966 i

Albert Pierrepoint: il BOIA più famoso del 900

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  Albert Pierrepoint è stato il boia più famoso del 900. Nato nel 1905 nello Yorkshire, nella cittadina di Clayton. In 25 anni fino al 1956 ha mandato all'altro mondo ben 600 persone, qualcuno asserisce 435, ma pur sempre un'infinità.  Da bambino dovette vivere un'esistenza difficile: a causa del lavoro saltuario del padre e sopratutto per la sua dipendenza all'alcolismo. Una fanciulezza e giovinezza di frustrazione, proprio a causa dell'assente figura paterna.   Da bambino non era a conoscenza del mestiere del babbo, lo scoprì qualche anno più tardi nel 1916 leggendo un articolo di giornale, dove compariva il nome del genitore. A scuola in un compito in classe:''Cosa vuoi fare da grande''; scrisse << Quando esco da scuola vorrei diventare un boia come mio padre, un uomo fermo di mani forti e ferme come quelle di mio padre e mio zio Tom. Noi tre saremo la stessa cosa!. >> Purtroppo giorno dopo giorno vide il genitore consumars

Il Linciaggio di Giuseppe Prina

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Ci sono uomini che sono ricordati non per le loro gesta, ma per le loro proverbiali morti, uno di questi fu Giuseppe Prina. Prina era un nobile, precisamente un conte nato a Novara nel 1766 e morto a Milano, il 20 aprile del 1814.  In epoca napoleonica ricoprì l'incarico di Ministro delle finanze del Regno d'Italia , per questo odiato dal popolo e da una parte dell'elite, morendo tragicamente a fine del periodo napoleonico, linciato a Milano da una folla inferocita. Le cronache dell'epoca lo ricordano come un uomo dotato di grandissima intelligenza, di straordinaria capacità e uomo tutto d'un pezzo. A 32 divenne Ministro delle Finanze, prima del Regno di Sardegna, poi di quello della Nazione piemontese, Repubblica italiana e del Regno italico, nel quale inizialmente non si riusciva a trovare un ministro delle finanza degno di questa carica. Quando il Prina assunse in prima persona tale ministero, fu protagonista di risanare i bilanci di tutti gli stati dove fu mini

S'Accabadora: la Donna che finiva il Moribondo

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    Quel sottile filo che c'è tra la vita e la morte: in un tempo neanche troppo lontano in Sardegna o in alcune zone dell'isola c'era una enigmatica figura chiamata S'Accabadora . Ne abbiamo una tangibile testimonianza in Gallura nel Museo etnografico “Galluras” del piccolo centro di Luras, 8 chilometri da Tempio. All'interno del Museo è possibile ammirare degli incredibili oggetti, tra cui un rustico martello di legno d’olivastro   Un martello non come tutti gli altri: lungo circa 30 centimetri, con una circonferenza di 45. Il manico, corto e robusto, consente una presa sicura per assestare un colpo pesante e deciso. Questo arnese veniva utlizzato da   li fèmini agabbadóri ( sas accabadoras   in lingua sarda settentrionale), le donne, cioè, incaricate di “finire” (in spagnolo   acabar ) un moribondo che pativa le pene dell'inferno, senza però riuscire a morire.  Nel 1832, l’abate Vittorio Angius scrisse che questo vocabolo dal verbo   accabare , v