L'INQUISIZIONE a Perdìtta Basigheddu compagna di cella di Julia Carta

 


E torniamo di nuovo a parlare di inquisizione, lo facciamo in una Nuoro, in Sardegna tra la fine del XVI secolo e gli inizi del XVII. La protagonista è una donna di nome Perditta Basigheddu un nome di certo particolare che riecheggia nel nord dell'isola.

Le notizie su Perdìtta Basigheddu sono poche e frammentarie: purtroppo la documentazione originale del suo processo è andata perduta, ma quel che è certo che la donna è stata compagna di cella di Julia Carta nella carceri del Santo Uffizio di Sassari.

Ovviamente è palese capire quanto sul finire del 1500 e inizi del 1600 la Sardegna o meglio molte donne sarde vivessero all'interno di un clima di terrore e piegate dal volere della Santa Inquisizione.

È certo che Perditta fu accusata e inquisita perché rea di saper preparare unguenti a base di erbe, requisiti più che sufficienti per qualificarla come strega e fattucchiera, precisamente hechizera y sortílega (fattucchiera e maga).

Arrestata senza sequestro di beni, evidentemente era povera come la stessa Julia Carta: segregata nelle carceri sassaresi dove venne quasi certamente torturata. Dietro tortura confessò tutte le accuse che le vennero fatte da alcune persone: ammettendo di idolatrare Satana e di avere abbandonato la fede.

L'accusa finale fu quella di “eresia e apostasia formale”, accusa gravissima che da prassi portava alla condanna a morte, anche se non si sa dagli atti se per impiccagione o al rogo!

Come se non bastasse, le confessioni di Julia Carta nel suo secondo processo non dovettero convenire all'innocenza di Perditta. Infatti Julia disse che il diavolo in persona in cella aveva offerto la sua protezione ad ambedue le donne, che senza di lui sarebbero morte in carcere.

A Perditta e Julia le fu poi proposto di risiedere in casa dell'alcalde (il direttore della prigione) invece che dormire nel carcere segreto, in cambio del loro servizio nel distribuire i pasti ai prigionieri civili.

 La stessa Perdìtta fu inoltre obbligata a curare la gamba di Gregorio, un servo dell'inquisitore Martin de Ocio y Vecila, mediante gli stessi unguenti che le erano costati la prigionia, insomma siamo al paradosso.

Dal canto suo Julia accusò il direttore di intascarsi sette denari al giorno, corrispondenti alla differenza tra la somma che lei aveva a disposizione per la diaria, e il valore del cibo che le veniva servito, fra cui il vino annacquato. Era stata Perdìtta a confidarle di aver visto l’alcalde mischiare il vino con l'acqua.

La corruzione del tribunale era dilagante, ma che probabilmente salvò la vita a Perditta. Le ragioni rimangono oscure del perché di questo cambio dell'accusa, ma potrebbero essere connesse alle tangenti che l'inquisitore s'intascava, poi denunciato dal fiscale Gabriel de Bañolas al Consejo de Inquisición.

Il 23 ottobre del 1605 Perdita fu condannata a carcere a vita sambenito perpetuo e alla riconciliazione con la Chiesa. Ma in atto notarile rivenuto in data 1611, la condanna della donna sembra essere stata annullata del tutto, poiché ella in quell'anno la si trova residente a Cagliari e maritata.

Vi è ancora un altro evento connesso alla donna: nel 1622 Perditta incaricò il maestro campanaro cagliaritano Giovanni Pira per la realizzazione di una campana della chiesa della Madonna della Solitudine a Nuoro, probabilmente un ex voto per la libertà riacquisita. L’opera, ancora oggi esistente, costituisce l’unica campana fatta realizzare da un’accusata di stregoneria in Sardegna, se non in Italia. Su di essa si può leggere la seguente scritta:  SANCTA MARIA DE LA SOLEDAT + LA FETA FER PERDITTA BASINQUEDDU DE CARITAT + IVAN PIRA MDCXXI

 Fonte

  https://www.vistanet.it/ogliastra/2020/09/16/rep-repost-la-storia-di-perditta-basigheddu-la-strega-nuorese-che-riusci-a-scampare-allinquisizione/

http://www.ereticopedia.org/perditta-basigheddu


https://it.wikipedia.org/wiki/Perdita_Basigheddu

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