SANTA INQUISIZIONE: PROCESSO A DOMINIGA FIGUS, AL ROGO



Un secolo circa prima del processo da parte della Santa Inquisizione  a Julia Carta, ce ne fu un altro ai danni di Dominiga Figus, che al contrario della Carta fu arsa viva nella piazza della Cattedrale di Cagliari, nel bellissimo quartiere di Castello.

Dominiga Figus era natia di Sinnai, le cronache raccontano che fosse l'amante del ricco possidente Truisco Casula, che stanco delle angherie della potente famiglia Zapata decise di ribellarsi, dove Dominiga prestava servizio.

A quel tempo i Zapata erano immischiati nei malaffari dell'aristocrazia cagliaritana. Ma grazie al processo che l'inquisitore Andrea Sanna stava portando avanti contro Dominiga Figus e Truisco Casula, le voci contro i Zapata caddero di importanza.

Dominiga Figus fu accusata di essere un'adoratrice del demonio e creatrice di sortilegi e maledizioni. Truisco Casula, invece, sotto tortura confessò di essere dedito alla Magia Nera, arte che aveva appreso da sua madre, e di venerare Juame Zullano, un demonio che custodiva dentro a un'ampolla.

È noto che in Sardegna, specialmente le donne avevano tramandato da generazioni l'arte della Natura: quell'antico sapere nato forse ancor prima dell'avvenuta dei Nuraghi. Un arte pagana dedita ad aiutare le persone, e che nulla aveva a che fare con la Stregoneria, intesa come adoratrici di Satana. Tra i secoli XVI e XVIII, queste donne era considerate della creature malvagie chiamate con il termine di: Cogas”, “majarzas”, “bruxias”, “surbiles”

Ma torniamo ai fatti e al processo: 

La vita della Figus s'incrociò con quella viceregina Maria de Requenses, sospettata anche lei di stregoneria e implicata in uno scandalo che coinvolse l’èlite di Cagliari nella metà del Cinquecento. Ma la Requenses tramite agganci ecclesiastici, soprattutto nelle vesti del Vescovo di Aragona riuscì a essere trasferita in Spagna, e essere completamente scagionata. Altro destino invece attendeva Dominiga Figus e Truisco Casula.

 Il 7 o il 12 dicembre del 1545, alcuni asseriscono al 1547: Dominiga Figus e Truisco Casula furono pronti per pena capitale tramite Rogo. Il Boia aprì le grate della prigione e mise Dominiga in una carretta. Si dice che la donna prima di scendere dalla torre nella quale era imprigionata, salutò il mare. Si racconta che lo stesso boia, le fece bere un brodo di lampreda di nascosto, per sentire meno male.

Quando lui stesso le infilò il cappuccio cieco di orbace nero, il respiro di Dominiga divenne affannato. Portata di peso sulla grande catasta, con mani e pied legati per bene dietro il palo. L’anguazile gli porge una torcia accesa, lui la prende e l’avvicina alla catasta. Non prende subito, poi ecco le grida della donna, il fuoco inizia a magiare e bruciare la pelle della povera donna.

Un'altra versione tratta dalle '' Le Fiamme di Toledo'' di Giulio Angioni, narrano di una grandine improvvisa che spense il rogo prima di arrivare ai piedi della condannata. L’alguazile e lo stesso frate orinarono al Boia di fare in fretta, di torcere il collo della strega. La quale morì subito dopo. Voi che cosa ne pensate? 

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