Il Linciaggio di Giuseppe Prina



Ci sono uomini che sono ricordati non per le loro gesta, ma per le loro proverbiali morti, uno di questi fu Giuseppe Prina. Prina era un nobile, precisamente un conte nato a Novara nel 1766 e morto a Milano, il 20 aprile del 1814.

 In epoca napoleonica ricoprì l'incarico di Ministro delle finanze del Regno d'Italia, per questo odiato dal popolo e da una parte dell'elite, morendo tragicamente a fine del periodo napoleonico, linciato a Milano da una folla inferocita. Le cronache dell'epoca lo ricordano come un uomo dotato di grandissima intelligenza, di straordinaria capacità e uomo tutto d'un pezzo.

A 32 divenne Ministro delle Finanze, prima del Regno di Sardegna, poi di quello della Nazione piemontese, Repubblica italiana e del Regno italico, nel quale inizialmente non si riusciva a trovare un ministro delle finanza degno di questa carica.

Quando il Prina assunse in prima persona tale ministero, fu protagonista di risanare i bilanci di tutti gli stati dove fu ministro. Si schierò in prima fila per combattere l'evasione fiscale, creando le condizioni per lo sviluppo dell'economia.

Ebbe una grande considerazione dallo stesso Napoleone, che lo volle ininterrottamente al suo servizio dal 1802 al 1814. Ma fu proprio la vicinanza a Napoleone ad attirare contro di se l'odio da parte di personaggi  influenti, dell'epoca, Non per altro cancellando quasi ogni sua traccia anche negli stessi studi scolastici. 

Il Linciaggio di Giuseppe Prina

Quando ormai le sconfitte napoleoniche decretarono l'abdicazione di Napoleone dell'11 aprile 1814, Nel capoluogo lombardo iniziò a sollevarsi una speranza d'indipendenza. Furono giornate di agitazione dove molti chiedevano un re italiano, o che il trono fosse dato a Gioacchino Murat.

La mattina del 20 aprile gli oppositori di Melzi d'Eril organizzarono una sommossa, ricordata come la Battaglia delle Ombrelle. Una folla furiosa entrò nel Senato, ne saccheggiò l'aula, cercando l'odiato Prina. 

Non avendolo trovato la folla si diresse verso la sua residenza, a Palazzo Sannazzari, di fianco a palazzo Marino, all'epoca sede del Ministero delle Finanze. Dopo aver depredato il palazzo, trovarono Prina nascosto in un armadio.

I rivoltosi lo spogliarono e lo gettarono dalla finestra. Le cronache ci dicono che Prina poi fu fatto entrare dentro una casa di un commerciante di vini, presso l'attuale via Manzoni. Tali Perelli riuscì inizialmente ad offrirgli ospitalità; ma lo stesso Giuseppe Prina per evitare che la casa del negoziante fosse distrutta decise di consegnarsi alla folla.

La folla iniziò a colpire Giuseppe Prina con le punte degli ombrelli, uno orrore che durò ben quattro ore. Sebbene fosse pieno giorno il corpo di Prima era irriconoscibile. Nessuno venne in suo soccorso: nel 1874 lo storico Carlo Morbio, scrisse che Prina spirò in via Broletto e il cadavere trascinato e abbandonato nella chiesa di San Tomaso in Terramara che tuttora sorge nella medesima via. La salma dello sventurato trovò infine sepoltura all'interno del Cimitero della Mojazza, fuori Porta Comasina

Un fine atroce quella di Prina per mano di una folla al limite della sopportazione che subiva una tassazione folle, lasciando gran parte della popolazione italiana senza il necessario per vivere. Ovviamente la violenza non hai mai portato ad alcuna soluzione, se non quella di ulteriori agonie.




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