GHIGLIOTTINA: LE TESTE DECAPITATE RIMANEVANO COSCIENTI PER 30 SECONDI



Nel corso del 19° e 20 secolo, i dottori francesi si prodigarono in esperimenti nei confronti di persone decapitate tramite ghigliottina o  mediante ascia. L'esperimento voleva accertare se una testa mozzata rimaneva cosciente per almeno 30 secondi.

Il primo esperimento fu eseguito nel 1793 sulla rivoluzionaria francese Charlotte Corday, assassina di Jean Claude Marat . In base ai racconti dell'epoca, il boia sollevò la testa mozzata di Corday schiaffeggiando il viso. La folla rimase scioccata vedendo la faccia della decapitata arrossire, mostrare un’espressione livida di rabbia.

 Il caso più eclatante però fu effettuato da il dottor Beaurieux sulla testa decapitata del criminale Henri Languille: le testimonianze dell'epoca narrano che la testa decapitata rispondesse con espressione di collera agli insulti verbali ricevuti. L’esperimento del medico fu condotto il 28 giugno del 1905.

Nel suo diario, il dottore annottò: “Dopo la decapitazione notai: le palpebre e le labbra del decapitato muoversi e si contraevano a ritmo irregolare per circa 5 o 6 secondi”

Dopo qualche secondo, racconta ancora il dottore, i movimenti si sono fermati, la faccia rilassata e le palpebre si sono chiuse. “Poi ho urlato: ‘Languille’, e le palpebre si sono riaperte senza contrazioni”. Quello sguardo “era lo stesso delle persone che si svegliano improvvisamente dal torpore dei propri pensieri”.

Le pupille dell'assassino sembravano essere in grado di mettere a fuoco quello che stava accadendo. Beaurieux disse che era certo che quello sguardo era attivo e non senza espressione. Erano due occhi che l'osservavano. Languille rispose ancora al secondo grido del medico, mentre al terzo era morto senza più stimoli.

Un lasso di tempo di 25 -30 secondi. Nel corso degli anni la ghigliottina fu praticamente abolita. Nel 1950 due dottori, Piedelievre e Fournier, sancirono dopo alcune ricerche, quello affermato da Beaurieux: che la morte per decapitazione “non è istantanea”

 Ma vediamo anche il rovescio della medaglia

È noto come il cervello abbia bisogno di grandi quantità di energia e ossigeno, che arrivano tramite la circolazione sanguigna. Un cervello di un essere umano necessita del 20% dell'ossigeno di tutto il corpo.

Con la decapitazione si avvera l'immediata recisione dei vasi sanguigni che portano il sangue, e di conseguenza l'ossigeno verso la testa. Ovviamente, nella scatola cranica rimane custodito ancora un po' di sangue ossigenato, ma non dura che per pochi istanti.

Dopo circa 10 secondi, senza la mancanza di ossigeno nel cervello, un essere umano perde coscienza. Ne conseguono dei danni irreparabili ai neuroni. Perciò secondo nuovi studi è improbabile che una testa decapitata possa presentare qualche forma di coscienza. La perdita di sangue e liquido cerebrospinale, sono più che sufficienti a portare a un trauma irreversibile al cervello.

Nei memoriali delle decapitazioni, come quella di Anna Bolena, si raccontò di movimenti della bocca e degli occhi. In molte circostanze questi movimenti furono indicati come la dimostrazione che una testa decapitata sopravviva per qualche secondo. Ma è opinione di molti medici che tali movimenti sono accomunabili dal sistema nervoso riflesso. 

A giorni d'oggi l'unico paese che prevede ancora la decapitazione dei condannati a morte è l'Arabia Saudita, decapitazioni che avvengono effettuate tramite spada. In media, negli ultimi anni ne sono state eseguite 150 all'anno!

Commenti

Post popolari in questo blog

La Mummia di Altai: la Principessa Ukok di 4400 anni fa

Connessione con la festa di Samhain, e HALLOWEEN

Il Bosco delle Ombre