La ghigliottina una storia di morte e rivoluzione


In video passati abbiamo parlato di illustri personaggi come Luigi XVI e la sua consorte morire sotto la Ghigliottina. Per questo nuovo contenuto, la protagonista sarà una sola, proprio lei: quella macchina infernale che ha sconvolto il 18 e tutto il 19 secolo, la Ghigliottina!

La ghigliottina fu inventata in Francia nel XVIII secolo.  A seguire ebbe un largo utilizzo anche nello Stato Pontificio, Svizzera, Belgio e Germania. Lo strumento prese il nome da un medico rivoluzionario, deputato dell'Assemblea Nazionale, chiamato Joseph-Ignace Guillotin, il quale non fu l'inventore materiale, tuttavia fu uno dei più grandi sostenitori, perché metodo di esecuzione più veloce e meno atroce per i condannati a morte. In Francia rimase in uso fino al 1977, quando venne eseguita l'ultima pena capitale.

DIMENSIONE E FUNZIONE 

La ghigliottina consisteva in una grande piattaforma rialzata, sulla quale veniva posizionata una persona con la testa in un apposito supporto. Una lama di acciaio era fissata a un perno inclinato sulla piattaforma e veniva fatta scendere con una leva, tagliando la testa della persona in modo rapido e netto. 

Lo strumento pesava circa 500 kg. Al momento dell'impatto con il collo del condannato a morte, la lama raggiungeva i 24 km/h. Successivamente, furono progettati modelli più leggeri e più facili da trasportare. Ad esempio, la ghigliottina utilizzata durante l'era napoleonica pesava circa 300 kg.

Il collo del condannato veniva reciso con un solo colpo e poi la testa  messa all'interno di un catino di zinco, il corpo invece veniva posizionato in una cassa zincata. Durante la Rivoluzione Francese era tradizione che il boia mostrasse la testa al popolo che aveva assistito. Già in epoca Napoleonica questa macabra usanza non ebbe più modo di esistere. Successivamente, furono progettati modelli più leggeri e più facili da trasportare.

Vittime accertate

Non si conosce appieno il numero esatto di persone che sono state ghigliottinate in Francia, ma si stima che siano state almeno 25.000 durante la rivoluzione francese e l'era napoleonica. C'è da dire che gli intellettuali dell'epoca dissero che la Ghigliottina era un metodo democratico di condanna a morte, poiché venivano punti alla stesso modo i nobili che i membri della classe media accusati di tradimento o altri reati gravi, o gli oppositori politici durante l'era napoleonica. 

Il primo condannato a morte mediante Ghigliottina fu Nicolas Pelliter, il 25 aprile 1792. L'uomo si era macchiato di omicidio e furto. Per questa anteprima accorsero migliaia di persone per vedere lo spettacolo, ma a causa delle velocità della lama non fecero in tempo a vedere quasi nulla. 

Tra i condannati illustri ovviamente: Luigi XVI e la sua consorte Maria Antonietta, nello stesso anno nel 1793, la viscontessa Manon Roland, ministro dell'interno di Luigi XVI. Nell'anno successivo: Robespierre, un o dei primi capi della Rivoluzione Francese, e da citare il poeta André Chénier. Nel 1856 ci fu anche il patriota italiano Felice orsini.

Precursori

Ovviamente la Ghigliottina come tante altre invenzioni ha avuto dei suoi antenati. Per esempio, una stampa del 1307 conservata al British Museum, raffigura la morte per decapitazione di un uomo con uno strumento simile. Nel Regno di Napoli nel XV secolo, grazie alla Cronaca illustrata del Ferraiolo, possiamo vedere un analogo macchinario. Così a seguire nel 1500 in Inghilterra e Scozia, il quale veniva chiamata ''Patibolo di Halifax''. Oppure la Mannaia Romana nella Roma papalina descritta come ''mannaia''.

Cosciente dopo l'esecuzione 

L'effetto immediato della ghigliottina è la morte per taglio della colonna vertebrale e del midollo spinale, conduce alla perdita immediata di coscienza e alla morte entro pochi secondi. La ghigliottina è stata progettata per essere il più rapido e indolore possibile, tuttavia, ci sono stati casi in cui l'esecuzione non è stata perfetta e il condannato ha sofferto prima di morire.

In generale, la ghigliottina è considerata una forma di esecuzione più umana rispetto ad altri metodi, come la sedia elettrica o la pena di morte per iniezione letale.

La questione se la testa del condannato possa essere cosciente dopo l'esecuzione è stata oggetto di dibattito per molto tempo. Alcuni sostengono che la morte sia istantanea e che non ci sia alcuna possibilità di coscienza, mentre altri sostengono che la testa potrebbe essere cosciente per un breve periodo di tempo dopo l'esecuzione.

Il mito della coscienza della testa dopo l'esecuzione è stato associato all'esecuzione di Charlotte Corday, una donna francese che nel 1793 ha assassinato il rivoluzionario Jean-Paul Marat. Secondo la leggenda, dopo che la testa di Corday fu recisa, sarebbe stata vista muovere gli occhi e la bocca, il che avrebbe suggerito che fosse ancora cosciente.

Tuttavia, non ci sono prove storiche che confermino questa versione dei fatti e molto probabilmente si tratta di una leggenda metropolitana. 


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