Le STREGHE di Benevento: Misteri e Leggende dalla Campania



 La storia delle "Streghe di Benevento" è una vicenda storica che si svolse nella città di Benevento, nel XV secolo. È nota per essere una delle prime grandi ondate di caccia alle streghe in Europa. Le autorità locali accusarono molte donne di stregoneria e pratiche magiche, e molte di loro furono arrestate, torturate e condannate a morte. 

La maggior parte delle accuse erano basate su testimonianze false e convinzioni superstiziose. Questo episodio è considerato un tragico esempio di intolleranza e discriminazione nei confronti delle donne e della magia.

Alcune furono accusate di avere rapporti carnali con il diavolo e di causare malattie e sfortuna attraverso incantesimi e malefici. Era un'epoca in cui le credenze superstiziose e le paure nei confronti della magia erano molto diffuse, e le donne erano spesso vittime di queste paure e di queste false accusa. 

In molti casi, le donne venivano accusate di stregoneria per motivi personali o per motivi economici, e le loro confessioni erano estorte attraverso la tortura. 

Benevento sembrava essere una delle mete preferite per il raduno delle streghe di mezza Europa. La leggenda vuole che le megere arrivassero volando sopra una scopa, e si radunassero sotto un noce imponente per iniziare il Sabba. 

Ma dove ha origine questa leggenda? Nel territorio Sannita, ma anche nell'Italia centro meridionale è noto il termine Jannara, che si presume abbia origine da dianara ''sacerdotessa Diana'', o dal latino diana .- porta.

NOCE DI BENEVENTO

 

 La leggenda del noce di Benevento racconta di un luogo misterioso dove le streghe  si riunivano per celebrare i loro riti magici. L'ubicazione esatta del noce è oggetto di controversie: alcuni credono che si trovi nello Stretto di Barba, una gola sulla strada per Avellino, altri pensano che sia in una località chiamata "Voto".

La leggenda narra che i Longobardi, nonostante la conversione al cristianesimo, continuavano a praticare cerimonie pagane. Queste cerimonie includevano un rito guerriero in onore del dio Wotan e un rito con donne che saltavano intorno ad un enorme albero di noce con serpenti appesi. 

A Maloenton, così veniva chiamato Benevento, le donne arcane si riunivano sotto un immenso noce lungo le sponde del fiume Sabato, per venerare colui denominato dio bambino Bolla. La leggenda vuole che lo stesso dio creò il fiume omonimo nella zona di Volla/Casalnuovo.

  L'albero di noce era considerato un albero magico con virtù e poteri magici, ma anche letali, come riportato da Plinio nella sua "Historia Naturalis".

Duca longobardo Romualdo 

Nella lotta contro i Bizantini, il Duca longobardo Romualdo decise di convertirsi al Cristianesimo insieme al suo popolo, ottenendo così l'appoggio della Chiesa. Ma la conversione non fu sufficiente per porre fine alle antiche pratiche pagane che si svolgevano sotto il sacro Noce di Benevento lungo le sponde del fiume Sabato. Fu solo grazie all'intervento del Vescovo di Benevento, Barbato, che riuscì a proibire questi riti notturni. 

Ma non fu facile: Barbato dovette promettere che, se la città avesse resistito all'attacco dei Bizantini, avrebbe sradicato il Noce. E così fu fatto, con il santo che guidò personalmente l'imponente corteo che sradicò la malefica pianta a colpi di scure.

 Ma la leggenda vuole che il Noce, nonostante tutto, abbia ricominciato a crescere ancora più vigoroso, quasi a simboleggiare la volontà della gente del luogo di mantenere le antiche tradizioni legate ai cicli della terra. 

CACCIA ALLE STREGHE

Nel periodo in cui la leggenda del Noce di Benevento era ancora viva, iniziava a Roma la caccia alle streghe che avrebbe fatto spargere il sangue in tutta Europa per secoli. San Bernardino da Siena, un famoso predicatore dell'epoca, era presente a Roma e conosceva bene le leggende beneventane. 

Nei suoi sermoni, Bernardino si concentra soprattutto sulle donne che conoscevano la medicina naturale, le levatrici, le erboriste e le indovine, accusandole di essere concubine del demonio e responsabili di carestie, pestilenze, morti premature e sventura. Queste teorie furono diffuse ampiamente dai devoti del predicatore, contribuendo a diffondere la caccia alle streghe in tutta Europa.

Ferdinand Gregorovius, storico e medievalista, racconta che il 28 giugno 1424 a Roma, in Campo dei fiori (Campidoglio) fu arsa sul rogo la strega Finnicella. Secondo l'accusa la guaritrice fu colpevole dell'uccisione di 30 neonati, compreso il figlio, per berne il sangue. Fu proprio Bernardino da Siena a sostenere l’accusa. 

Quattro anni più tardi la stessa sorte cadde a Matteuccia da Todi, bruciata sul rogo a Todi il 20 marzo del 1428. La donna rivelò la formula magica su come volare sopra una scopa.

Definizione di STREGA PER LA PRIMA VOLTA

Fu proprio nel processo di Todi, che venne usato per la prima volta il termine "strega". Matteuccia è stata descritta come una "domina herbarum" e "taumaturga", ovvero una donna conoscitrice del potere delle erbe curative, in grado di curare le malattie con rimedi naturali. Sotto tortura Matteuccia rilasciò una confessione sconvolgente, ossia quella di riuscire a diventare un un gatto nero e  partecipare ai Sabba a Benevento. 

Tuttavia, queste affermazioni sono state distorte dallo stesso Bernardino da Siena, che aveva parlato di Benevento come luogo di riunioni notturne di streghe.  Il nome della città di Benevento venne fatto anche nel processo del 1456, a carico di Mariana di San Sisto, conclusosi con la condanna alla morte sul rogo

Nel XVI secolo ci furono altri due processi  che coinvolgono Benevento e la leggenda del Noce. Nel primo processo, Bellezza Orsini fu accusata di malefici e venefici a causa della morte di un giovane curato da lei con le erbe. I parenti del giovane l'ha denunciarono per aver stregato e ucciso il giovine. 

Nel 1552 un altro processo a carico di Faustina Orsi, che fu accusata di uccisioni di bambini e confessò sotto tortura. Venne bruciata viva  sul rogo come strega. 

JANARA

La janara era una strega che viveva a Benevento esperta in erbe medicinali, nota per essere solitaria, dal carattere aggressivo. La tradizione dice che la janara non potesse resistere alla tentazione di contare i grani di sale o i fili della scopa, quindi per evitare il rapimento delle giumente, si piazzava un sacco di sale o una scopa davanti alle porte delle stalle.

LEGGENDE

Vi sono molte credenze popolari legate alle "janare", streghe che secondo la tradizione si riunivano intorno ad un grande noce a Benevento. Le janare erano considerate in grado di cavalcare le giumente rapite dalle stalle, lasciando le treccine sulla criniera come segno della loro presenza. Si pensava che potessero soffocare le persone durante il sonno e deformare i bambini facendoli passare attraverso il treppiede del focolare. 

Le storie sulle janare variano leggermente a seconda del luogo in cui vengono raccontate, ma la figura della strega è presente in molte leggende del Sannio beneventano.

Una leggenda narra di un boscaiolo beneventano che, passando di notte in un luogo, assistette al sabba in cui si venerava Satana e ogni simbolo cristiano veniva messo al contrario. Corse a casa per raccontare tutto alla moglie e la mattina dopo fu trovato ucciso. 

Un altro modo per riconoscere le janare quando sono in sembianza umana è quello di attendere fuori dalla chiesa dopo la messa  della notte di Natale, poiché si crede che le janare, in forma umana, abbiano assistito alla funzione sacra più importante del cristianesimo.

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