Samuele Stochino: da EROE di Guerra a BANDITO in Sardegna
Samuele Stochino, noto come *La Tigre dell'Ogliastra*, è senza dubbio una delle figure più emblematiche del banditismo sardo. La sua storia è emblematica delle tensioni sociali e delle ingiustizie che caratterizzavano la Sardegna all'inizio del XX secolo.
Decorato come eroe di guerra per il suo coraggio durante la Prima Guerra Mondiale, Stochino si trovò coinvolto in un'accusa ingiusta per furto di bestiame al rientro dalla licenza nel 1917. Questo episodio segnò un punto di svolta, costringendolo alla latitanza e portandolo a diventare un bandito.
Stochino fu una figura che combinava un forte senso di giustizia personale con un'implacabile determinazione contro chi riteneva responsabile delle sue disgrazie. La sua notorietà crebbe negli anni, alimentata da episodi di violenza ma anche da racconti di rivalsa contro potenti locali, che lo resero una figura quasi leggendaria. La sua fine, nel 1928, fu altrettanto tragica e controversa, con dettagli sulla sua morte e sulla gestione del suo corpo che sollevarono polemiche.
Nato ad Arzana nel rione Preda Maore, si distinse come eroe nella Prima Guerra Mondiale, ottenendo riconoscimenti per il suo coraggio. Tuttavia, al ritorno dalla guerra, eventi personali e accuse ingiuste lo portarono a una vita da latitante.
Inizialmente accusato di furto di bestiame, fu tradito da amici e arrestato. Dopo la fuga, iniziò la sua carriera da bandito, caratterizzata da una serie di omicidi e sfide aperte alle autorità fasciste. La sua famiglia subì pesanti ritorsioni dal regime: la casa dei nonni fu bruciata, e la sorella venne arrestata. Questi eventi spinsero Stochino a compiere atti di vendetta estremi, tra cui l'omicidio di una bambina, figlia di un suo nemico.
La sua latitanza si concluse tragicamente il 20 febbraio 1928, quando fu ucciso in circostanze controverse nei pressi di Ulassai. Secondo alcuni, fu tradito e assassinato a coltellate da due uomini del luogo, ma le autorità inscenarono uno scontro a fuoco per ottenere la taglia di 200.000 lire posta sulla sua testa. Questa simulazione fu scoperta durante l’autopsia.
Nonostante la difficoltà di reperire dettagli completi sulla sua biografia, Stochino rimane un simbolo ambivalente, visto sia come eroe che come criminale. Trattare la sua storia evidenzia le complessità del contesto storico e le conseguenze della sua vita.
La sua morte è effettivamente avvolta da controversie. Fonti storiche suggeriscono che il bandito, malato di broncopolmonite, sarebbe stato ucciso non in uno scontro a fuoco come riportato ufficialmente, ma a seguito di un'imboscata. I carabinieri, per ottenere la taglia di 200.000 lire posta sulla sua testa, avrebbero inscenato un conflitto armato, manipolando le circostanze della sua morte.
Questa discrepanza tra i fatti reali e il resoconto ufficiale sottolinea la complessità della figura di Stochino e delle dinamiche di giustizia del periodo fascista. Samuele Stochino e il fenomeno del banditismo sardo rappresentano un capitolo significativo nella storia della Sardegna, specialmente durante il periodo fascista. Mussolini, nel tentativo di rafforzare il controllo centrale sul territorio, considerava il banditismo come una minaccia al regime, poiché questi banditi sfidavano l'autorità e, in molti casi, fungevano da simbolo di resistenza contro la repressione del governo fascista.
Il banditismo sardo aveva radici profonde, alimentato da ingiustizie sociali, storiche e culturali, e molti banditi divennero figure di resistenza popolare, come Stochino, che una volta tornato dalla guerra, si trovò in conflitto con le autorità locali. I banditi non erano solo fuorilegge, ma spesso erano visti come eroi da parte della popolazione sarda, che li considerava protettori contro un sistema oppressivo.
Nel caso di Stochino, la sua morte è in realtà un esempio di come il regime fascista cercasse di "sanare" le proprie azioni con versioni ufficiali distorte. La sua figura, purtroppo, è diventata un simbolo di un paese diviso e di un’ingiustizia storica, che molti continuano a ricordare come un atto di repressione più che di giustizia.
Il banditismo sardo, infatti, è stato una questione tanto politica quanto sociale, e il trattamento di queste figure da parte delle autorità fasciste segnò una parte della storia sarda che merita attenzione, sia nei racconti popolari che in quelli storici.
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