Triora: La Caccia alle Streghe e il Processo Infernale
Incastonate tra le colline liguri, si erge l'antico borgo medievale di Triora, un luogo intriso di leggende oscure, tra cui uno dei processi alle streghe più tragici della nostra storia. Per l'importanza di quei fatti, Triora venne spesso definita la "Salem d'Italia".
I processi si svolsero tra il 1587 e il 1589, e videro l'arresto di 30 donne, che subirono le peggiori torture per costringerle a confessare la loro presunta appartenenza alla stregoneria. Si diceva che queste donne avessero il potere di alterare i raccolti, di far piovere o nevicare, fino a causare dolore e malattie a chiunque si fosse inimicato.
Il Tribunale, che si occupò di queste incriminazioni, era presieduto dal vicario dell'Inquisitore di Genova e da quello di Albenga, con la partecipazione attiva del sacerdote Girolamo di Pozzo, il quale sosteneva fermamente che queste donne fossero al servizio del maligno.
Fu proprio durante una predica domenicale che il prete incitò i fedeli a denunciare le presunte streghe. In seguito, vennero accusate 12 donne, ma il numero salì rapidamente a 30 a causa delle confessioni ottenute sotto tortura.
Alcune case private furono trasformate in carceri, tra cui la famosa "Casa Megia". Qui, in breve tempo, una delle donne accusate, Isotta Stella, proveniente da una nobile famiglia in declino, morì sotto le torture. Un'altra, per le sofferenze subite, decise di gettarsi dalla finestra. Dopo un'inchiesta, si giunse alla conclusione che la sua morte fosse stata causata dal maligno, che avrebbe indossato la veste della povera donna.
Dopo questi tragici eventi, il Senato di Genova intervenne, bloccando i processi e risparmiando molte donne dalla morte. Tuttavia, nonostante questa decisione, l'Inquisitore capo ordinò la scarcerazione solo di una ragazza di 13 anni.
Un anno dopo, il governo di Genova inviò Giulio Scribani (o De Scribani), il quale inasprì ulteriormente il clima di terrore, intensificando gli interrogatori e le torture e allargando la caccia alle streghe anche a Sanremo e alle zone limitrofe.
De Scribani bruciava dal desiderio di condannare al rogo il maggior numero di donne possibile, affiancato dai nuovi giudici Pietro Alaria Caracciolo e Giuseppe Torre. Insieme, confermarono la condanna a morte per Pierina di Badalucco e Gentile di Castel Vittorio.
Il 23 aprile 1589, il processo di Triora giunse finalmente alla sua conclusione grazie all'intervento del doge di Genova, Davide Vaccari. Tuttavia, il destino delle donne incarcerate nel capoluogo ligure rimane incerto, anche se si ritiene che molte siano state liberate.
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