👉 Charlotte Corday: la donna che uccise Marat nella vasca da bagno
👉 Charlotte Corday: la donna che uccise Marat nella vasca da bagno
Nel pieno del Terrore della Rivoluzione Francese, una giovane donna decide di cambiare il corso della storia con un solo gesto. Charlotte Corday, ventiquattrenne, uccide Jean-Paul Marat mentre lui è immerso nella vasca da bagno. Perché lo ha fatto? Chi era davvero Charlotte? In questo video scopriamo la sua vita, il suo ideale politico, il famoso assassinio e il processo che la portò alla ghigliottina in soli quattro giorni. Una storia vera, cruda e affascinante, tra ideali, sangue e leggenda.
🔪 "Ho ucciso un uomo per salvarne centomila."
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👩🦰 Biografia (vita e contesto)
Nel pieno del Terrore della Rivoluzione Francese, una giovane donna decide di cambiare il corso della storia con un solo gesto. Charlotte CordayCharlotte Corday nasce nel 1768 in Normandia, nel cuore della campagna francese. Cresce in una
Nel corso della sua educazione legge molto – ama la filosofia e soprattutto i pensatori illuministi. Sembra quasi una ragazza tranquilla e riflessiva, ma dentro di lei fermenta un senso forte di giustizia e una preoccupazione profonda per il futuro della Francia, che nel frattempo sta vivendo il caos della Rivoluzione.
Nel 1793 ha poco più di 20 anni, e inizia a convincersi che Jean-Paul Marat, uno dei leader più radicali dei rivoluzionari, sia in realtà un uomo pericoloso. Lo accusa – nei suoi pensieri e nei suoi scritti – di voler trascinare la Francia in una spirale di violenza senza fine. Charlotte è vicina alle idee dei girondini, più moderati rispetto ai giacobini di Marat.
🔪 L’assassinio di Marat (13 luglio 1793)
Charlotte arriva a Parigi con una determinazione glaciale. Soggiorna in una pensione e compra un coltello da cucina lungo circa 15 cm. Prima di agire, scrive una lettera dove spiega le sue intenzioni e lascia indicazioni sulla sua identità, quasi volesse farsi catturare subito.
Tenta due volte di incontrare Marat nei giorni precedenti, ma viene respinta. La terza volta si presenta di nuovo, con la scusa di voler denunciare un complotto girondino. La moglie di Marat inizialmente non vuole farla entrare, ma Marat – che da mesi soffre di una grave malattia della pelle che lo costringe a stare ore nella vasca piena d’acqua e unguenti – decide di riceverla comunque, nella sua stanza da bagno.
Charlotte viene fatta accomodare. La stanza è buia, umida. Marat è nella vasca, il capo avvolto in un panno bagnato, il corpo seminudo. Lei si siede accanto, gli porge un foglio e inizia a parlare: nomi, accuse, complotti. Lui ascolta e prende appunti. Quando le dice: “Sì, domani tutti questi traditori moriranno”, Charlotte capisce che è il momento.
Tira fuori il coltello nascosto sotto il vestito e lo colpisce dritto al petto, perforandogli un polmone e l’aorta. Marat urla: “A moi, ma chère amie !” (“Aiuto, mia cara!”) e muore poco dopo, tra le braccia della moglie. Charlotte resta lì immobile. Viene arrestata sul posto, senza opporre resistenza.
⚖️ Il processo a Charlotte Corday
Il processo si tiene tre giorni dopo, il 17 luglio 1793, davanti al Tribunale Rivoluzionario. Charlotte ha solo 24 anni, ma si presenta con una calma impressionante. Si esprime con eleganza, non si mostra mai spaventata. Dice con fermezza:
“Ho ucciso un uomo per fermarne centomila.”
Spiega che non è stata mandata da nessuno, che ha agito da sola, per coscienza. Racconta il viaggio, la preparazione, l’idea che quel gesto avrebbe salvato la Francia da una deriva sanguinaria.
I giudici, però, non hanno alcuna intenzione di concederle clemenza. La stampa giacobina, anzi, la dipinge come una vipera, una fredda assassina, e Marat viene subito trasformato in martire della Rivoluzione.
Charlotte viene condannata a morte il giorno stesso.
🩸 L’esecuzione (17 luglio 1793)
Quello stesso pomeriggio, Charlotte viene portata sulla Place de la Révolution, in abito bianco, i capelli raccolti sotto una cuffia. Durante il tragitto verso la ghigliottina – raccontano le cronache – mantiene uno sguardo fiero, incurante degli insulti che le arrivano dalla folla.
Un aneddoto macabro racconta che dopo la decapitazione, il boia sollevò la sua testa e un assistente la schiaffeggiò. Il viso, secondo alcuni testimoni, si sarebbe arrossato, come se avesse provato vergogna o rabbia. Ovviamente si tratta di una leggenda, ma è rimasta nel tempo come parte del mito che circonda Charlotte Corday.
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