Janet Boyman, da guaritrice dell'acqua a giustiziata per stregoneria.

 


Dalla Scozia fino al nuovo mondo Janet Boyman è una delle tante donne che ebbero una fine tragica, quella di essere giustiziate per stregoneria.

L'esistenza di Janet si interruppe nel 1572 quando fu processata e condannata a morte appunto per stregoneria. La sua odissea inizia due anni prima. Al tempo conosciuta nel villaggio come Jones Boyman o Janet Bowman, si hanno poche notizie in merito alla sua vita, tranne che viveva in una famosa strada di Edimburgo denominata ancor oggi Cowgate.

Conoscitrice delle erbe e con capacità di guaritrice, una dote che le fu insegnata da una sua pro-zia. I racconti narravano che Janet parlasse con gli spiriti di alcune acque che scorrono a sud vicino ad Arthur's Seat e Salisbury Crags.

Prima del vero processo per stregoneria, Boyman fu coinvolta nella cospirazione organizzata da Sir William Stewart e Sir Archibald Napier di Merchiston, orchestrata per assassinare il reggente, James Stewart, 1° conte di Moray. Accuse poi ritirate ma tramutate in stregoneria.

VITA PERSONALE

Come abbiamo detto non si hanno informazioni sufficienti al riguardo della sua vita personale: quel che è certo abitava a Cowgate, una strada della capitale scozzese. Nata prima del 1548, morta molto giovane intorno ai 30 anni.

Janet era malata di un male non specificato, meglio di una malattia non ancora conosciuta, presumibilmente soffriva d'asma a seguito dei suoi problemi respiratori. Ma per molti questi sintomi erano riconducibili a una possessione o aver presieduto almeno a un sabba. Di fronte alla santa inquisizione confessò di avere cinque figli concepiti durante i sette anni in cui venerava le fate.

PAGANESIMO E NATURA

Janet amava meditare di fronte a una sorgente vicina a Arthur's Seat, poiché la considerava carica di energia positiva. Un giorno, un fabbro, Alan Lauderstone, si ammalò gravemente, la moglie disperata chiese aiuto a Janet. La donna si fece dare una maglia del fabbro per verificare quale fosse il suo male, e se sarebbe stata in grado di guarirlo.

La sensitiva portò con se quella maglia al pozzo sacro chiamato Elrich, invocando gli spiriti della sorgente affinché potessero salvare il pover uomo. Si dice che si innalzarono dei canti soavi, note che donarono un'enorme commozione a Janet e alle persone presenti. Poi una figura simile a un uomo apparve fuori dal pozzo, pronunciando queste parole '' in nome del padre, del figlio, di re Artù e della regina Elspeth. L'entità spiegò come curare il fabbro.

Boyman lavò la camicia nella sorgente miracolosa, consegnando l'indumento bagnato alla moglie del fabbro. La donna però non eseguì le istruzioni date da Janet: invece di stendere la camicia sul letto, l'appese fuori per asciugare.

Verso mezzanotte si alzò intorno alla casa del fabbro un vento fortissimo accompagnato da un sibilo spaventoso, talmente forte da far cadere tutti gli arnesi dell'officina, compreso il martello. Janet redarguì la donna, ripetendo il rito del lavaggio. Questa volta la moglie del fabbro mise sopra il marito la camicia bagnata. La mattina seguente l'uomo stava già meglio.

Il fabbro rimase in buona salute per tre anni, poi si ripresentò la stessa malattia. La moglie del fabbro chiese ancora aiuto a Janet, questa volta la medium si rifiutò di aiutarlo perché il giorno prima si era festeggiato Halloween e le fate stavano riposando. Il fabbro morì qualche giorno dopo

IL PROCESSO

Il processo ebbe inizio nel 1570. I documenti del tribunale denunciavano Janet Boyman di avere il potere di parlare con le fate, di eseguire incantesimi e riti di stregoneria. Non c'è dato sapere se la donna fu sottoposta a tortura durante l'interrogatorio. Tuttavia il pubblico ministero ritenne più che sufficiente l'accusa e la confessione di Janet di evocare il pozzo, luogo per l'accusa sito di spiriti maligni. Dichiarata colpevole Janet Boyman fu giustiziata il 29 dicembre 1572.





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