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Il Linciaggio di Giuseppe Prina

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Ci sono uomini che sono ricordati non per le loro gesta, ma per le loro proverbiali morti, uno di questi fu Giuseppe Prina. Prina era un nobile, precisamente un conte nato a Novara nel 1766 e morto a Milano, il 20 aprile del 1814.  In epoca napoleonica ricoprì l'incarico di Ministro delle finanze del Regno d'Italia , per questo odiato dal popolo e da una parte dell'elite, morendo tragicamente a fine del periodo napoleonico, linciato a Milano da una folla inferocita. Le cronache dell'epoca lo ricordano come un uomo dotato di grandissima intelligenza, di straordinaria capacità e uomo tutto d'un pezzo. A 32 divenne Ministro delle Finanze, prima del Regno di Sardegna, poi di quello della Nazione piemontese, Repubblica italiana e del Regno italico, nel quale inizialmente non si riusciva a trovare un ministro delle finanza degno di questa carica. Quando il Prina assunse in prima persona tale ministero, fu protagonista di risanare i bilanci di tutti gli stati dove fu mini

S'Accabadora: la Donna che finiva il Moribondo

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    Quel sottile filo che c'è tra la vita e la morte: in un tempo neanche troppo lontano in Sardegna o in alcune zone dell'isola c'era una enigmatica figura chiamata S'Accabadora . Ne abbiamo una tangibile testimonianza in Gallura nel Museo etnografico “Galluras” del piccolo centro di Luras, 8 chilometri da Tempio. All'interno del Museo è possibile ammirare degli incredibili oggetti, tra cui un rustico martello di legno d’olivastro   Un martello non come tutti gli altri: lungo circa 30 centimetri, con una circonferenza di 45. Il manico, corto e robusto, consente una presa sicura per assestare un colpo pesante e deciso. Questo arnese veniva utlizzato da   li fèmini agabbadóri ( sas accabadoras   in lingua sarda settentrionale), le donne, cioè, incaricate di “finire” (in spagnolo   acabar ) un moribondo che pativa le pene dell'inferno, senza però riuscire a morire.  Nel 1832, l’abate Vittorio Angius scrisse che questo vocabolo dal verbo   accabare , v

Pietro Pantoni: l'ultimo boia di Torino

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  Il Boia è quella figura losca e solitaria che nel corso della storia è stata quasi sempre ripugnata dalla collettività. Eppure la stessa storia ci racconta che quest'uomo esecutore ha decretato la fina di migliaia di persone. Oggi parleremo di Pietro Pantoni; l'ultimo boia di Torino e Regno Sardo. Ci fu un tempo neanche troppo lontano fino agli inizi del 900 che i torinesi non amavano passare per via Bonelli, poiché al civico numero 2 ci viveva una figura che applica la “giustizia”, tagliando le teste e impiccando quegli uomini rei di ogni tipo di bestialità Chi era Pietro Pantoni  Anche il padre di Pantoni era stato un boia per lo Stato Pontificio, come suo fratello Giuseppe esecutore a Parma. Una strada segnata fin dalla giovane età quello di Pietro Pantoni, che nel 1831 riceve la patente di Ministro di Giustizia torinese Urbano Rattazzi. Nella sua carriera di messere della morte, per più di trent’anni, fino al 13 aprile 1864, Pantoni giustizierà 127 persone. Nello stesso a

Amon Goeth: Il Macellaio di Płaszów

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  Ero incerto se portare questo contenuto su Amon Goeth sopranominato il Macellaio di Plaszow. Ma alla fine ho ritenuto giusto raccontare a mio modo di questo infimo personaggio, in un giorno così particolare come il 27 gennaio ''Giorno della Memoria''. Per chi ha visto il film Schindler's List di Steven Spielberg, probabilmente sa chi era Goeth, grazie all'acclamata interpretazione di Ralph Fiennes. Goeth, criminale di guerra e militare austriaco. Ufficiale nazista, fu SS-Hauptsturmführer (capitano) e comandante del campo di concentramento di Płaszów vicino a Cracovia.  Nato nel 1908 da una famiglia borghese, a 22 anni Amon Göth entrò a fare parte del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori austriaco e nello stesso anno si iscrisse alle SS austriache La sua carriera militare fu veloce: il 14 luglio 1941 venne nominato Untersturmführer (equivalente di sottotenente). Göth vantava l'esperienza dei campi di sterminio di Bełżec, Sobibór e Treblinka

Ipazia: La Filosofa Matematica Linciata dai Cristiani .

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 Ciao navigatori, piccolo traguardo dei 115 iscritti, invito chi non l'avesse ancora fatto a iscriversi e lasciare un like se il video sarà di tuo gradimento. Nella primavera del 415 d.c, un efferato crimine scosse la città d' Alessandria: dei fanatici cristiani, probabilmente stessi monaci assassinarono la filosofa e matematica Ipazia. I resti del suo corpo furono poi bruciati. La colpa di Ipazia, quella forse di essere una donna che parlava di filosofia, che aveva una mente dotata - per il popolino non era altro che una strega pagana con i suoi incantesimi. Così ci racconta quasi tre secoli dopo la sua morte la cronaca di Giovanni, vescovo di Nikiu, una diocesi del delta del Nilo. Ma chi era veramente Ipazia, e perché fu uccisa?   Ipazia nacque ad Alessandria d'Egitto nella seconda metà del IV secolo, incerte rimangono le sue origini, è chiaro un fratello di nome Epifanio. Noto è invece il padre, Teone, geometra, filosofo d'Alessandria, dedicandosi in particolare all

Orma di piede, Icnusa: così nacque la Sardegna

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Millenni o forse ancor di più milioni di anni fa vi era un Continente chiamato Tirrenide. Secondo i racconti dei viaggiatori dell'epoca, ella era una terra magnifica simile al quel Paradiso descritto di Adamo ed Eva, ricoperta da una natura generosa e abitata da uomini forti.  Una notte Dio o forse un'altra divinità decise di gettare la sua collera su questa terra, provocando una sorta di Tsunami. Le onde alte oltre decine di metri s'abbatterono con enorme furia sul Continente riuscendo a farlo sgretolare quasi tutto. Le colline e le stesse montagne furono praticamente sommerse. Quando ormai tutto sembrava avere fine, l'ira di Dio si placò, è poiché ancora una parte di quel Continente non voleva arrendersi, decise di porre sopra un suo piede riuscendo a salvare quel pezzo di terra. Di quel paradiso chiamato Tirrenide non rimase che un isola solitaria, da prima Iknùsa (che significa appunto 'a forma di piede o orma di piede ), poi in seguito con la variante Ichnus

LA STREGA ORSOLINA: PROCESSO IN ABRUZZO

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  Oggi il nostro viaggio inerente ai processi della Santa Inqusizione ci porta nella bellissima terra dell'Abruzzo. La protagonista (per sua sfortuna) fu una ragazza di nome Orsolina di Pasquale , una delle storie più eblematiche di caccia alle streghe nell'anno del Signore 1612, in quel di Miano. Orsolina ''fama tirsta', che secondo le accuse e testimoni del processo era una poco di buono, poiché diede alla luce dei bambini senza mai aver avuto un marito. Come tante altre ragazze dell'epoca si appassiona alla conoscenza delle erbe naturali. Lei stessa aiuta delle giovani donne ad abortire tramite pratiche arcaiche. Ha una figlia, ed è sempre pronta ad accudire i bisognosi come una certa Francesca ''spiritata da un anno'',ma che probabilmente soffriva di crisi epilettiche.  Si racconta che fosse sufficiente che Orsolina le sussurrasse poche parole all’orecchio, che Francesca riuscisse a ritrovare quella serenità perduta. Un miracolo fatto davant