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Erzsébet Báthory: la contessa Vampiro

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Quello che sto per andare a raccontare sembra la trama di un film Horror - Splatter, invece è la storia di Erzsébet Báthory, la contessa che amava: il sangue delle vergini per non invecchiare.  Bathory era già famosa per atti di tortura e omicidio di servi e contadini, ma il suo titolo e i parenti di alto rango l'avevano resa intoccabile. A seguito della sua ossessione per il sangue e per non invecchiare fu denominata la Contessa Dracula. La Contessa è stata inserita nel Guinness World Records come la donna assassina più prolifica della storia, una vera serial killer. Alcuni storici asseriscono che abbia ucciso 600 donne. Sappiamo che la contessa Báthory nacque in Transilvania nel 1560 da una illustre famiglia. Probabilmente a causa delle unioni tra consanguinei, Erzsébet  aveva ereditato una preoccupante pazzia, sfociata poi in violenza, molti suoi familiari mostravano segni di epilessia, schizofrenia e altri disturbi mentali All'età di 15 anni, venne data in sposa al cont

L’efferato Omicidio a Radlett in Inghilterra

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L'omicidio di Radlett, noto anche come omicidio di Elstree, fu un assassinio avvenuto nel 1823 a Radlett, nella contea dell'Hertfordshire, in Inghilterra.  La vittima, William Weare, fu uccisa nella cittadina e il corpo gettato dal killer in uno stagno. Il crimine divenne un caso nazionale, al punto da essere oggetto di numerosi pubblicazioni e spettacoli teatrali. Tale caso costituisce un aspetto fondamentale della pena capitale in Gran Bretagna nel 1800. L'omicidio di William Weare Thurtell invitò Weare a trascorrere un fine settimana per una partita a poker assieme ad alcuni amici in un cottage di proprietà di William Probert. John Thurtell era figlio dell'allora sindaco di Norwich. Si diceva che avesse una vita abbastanza agiata, è incallito giocatore d'azzardo.  Proprio nei confronti dell'avvocato William Weare, nutriva vecchi rancori dovuti a precedenti partite. Thurtell lo accusava di aver barato a una partita di carte, sottraendogli ingiustamente 300

Le STREGE DI VENEGONO: AL ROGO 7 DONNE

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   Con la bolla di Papa Giovanni XXII, Super illius specula (Avignone, 1326), la magia fu considerata non più una pratica per persone superstiziose, ma divenne per la chiesa un fenomeno da eliminare e debellare come un morbo pestilenziale.  La lotta alle presunte streghe è un affare dell'Inquisizione, un'istituzione ecclesiastica che ha il compito di indagare e punire i cosiddetti peccatori e adoratori del maligno. Nei secoli purtroppo si è rivelato, un potere infimo capace di scagliarsi solamente contro la povera gente! La tortura è l'atto più disumano e crudele per estirpare una verità che non esiste. Anche il processo alle streghe di Venegono viene celebrato con le regole del Malleus Maleficarum, fino al totale annullamento psicofisico delle sue vittime.  I verbali del processo sono datati 20 marzo 1520, nel castello del conte Fioramonte Castiglioni, per fatti accaduti a partire dal 1513. Come spesso accadeva, anche per la vicenda di Venegono, il processo inquisitori

Ane Koldings: la STREGA danese arsa viva che causò una Tempesta

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A ne Koldings chiamata anche Anne o Anna fu per l'epoca una presunta strega danese. Assieme ad altre donne divenne una delle principali indiziate nei processi alle streghe di Copenaghen, dell'estate del 1590. Allo stesso tempo,  a Edimburgo in Scozia,  venivano processate altre megere, nel famoso processo di North Berwick. Nell'inverno del 1589, la principessa Anna di Danimarca partì da Copenaghen alla volta della Scozia per sposare re Giacomo VI.  Nel corso dell'attraversatta, la nave che accompagnava la principessa, s'imbatté in una grande tempesta, portando quasi alla deriva della nave. Non con poche complicazioni , la nave dovette sostare al porto di Oslo. Giacomo VI raggiunse la sua futura sposa, e il matrimonio ebbe luogo in Norvegia, invece che in Scozia, come era stato pianificato.  Nella primavera del 1590, dopo alcuni mesi trascorsi alla corte danese, Giacomo VI e Anna tornarono in Scozia . Per la seconda volta consecutiva, il viaggio che dalla Danimar

Ranavalona I: la Sovrana del Madagascar che bolliva i Cristiani

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  Sul fine del 1700 nella tribù dei Menabe nasce in Madagascar Ranavalona, ricordata come una delle donne e tiranne più crudeli della storia. Cristiani e missionari, navigatori europei cadranno nelle grinfie sella spietata sovrana, che spesso accecata dall'odio gli faceva morire in maniera disumana, dentro un calderone, bolliti.  Solamente la sua espressione incuteva timore: il volto era rotondo, pelle nerissima e morbida,e con quegli occhi lucenti, maligni pronti a prendere la propria preda. Grazie al matrimonio combinato con il proprio cugino Radama I, sovrano del Madagascar, Ranavalona da governatrice della piccola tribù dei Menabe riuscì a diventare sovrana dell'intera isola. Il suo piano malefico era appena iniziato: presto si sbarazzò del marito avvelenandolo, e anche i parenti più stretti del sovrano cominciarono a morire misteriosamente. Finalmente riuscì a prendere i pieni poteri e nessuno era in grado di contrastare la sua seta di potere. Da quel momento no vi era ne

L'INQUISIZIONE a Perdìtta Basigheddu compagna di cella di Julia Carta

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  E torniamo di nuovo a parlare di inquisizione, lo facciamo in una Nuoro, in Sardegna tra la fine del XVI secolo e gli inizi del XVII. La protagonista è una donna di nome Perditta Basigheddu un nome di certo particolare che riecheggia nel nord dell'isola. Le notizie su Perdìtta Basigheddu sono poche e frammentarie: purtroppo la documentazione originale del suo processo è andata perduta, ma quel che è certo che la donna è stata compagna di cella di Julia Carta nella carceri del Santo Uffizio di Sassari. Ovviamente è palese capire quanto sul finire del 1500 e inizi del 1600 la Sardegna o meglio molte donne sarde vivessero all'interno di un clima di terrore e piegate dal volere della Santa Inquisizione. È certo che Perditta fu accusata e inquisita perché rea di saper preparare unguenti a base di erbe, requisiti più che sufficienti per qualificarla come strega e fattucchiera, precisamente hechizera y sortílega (fattucchiera e maga). Arrestata senza sequestro di beni, evidente

Vincenzo Balducci il boia dopo Mastro Titta

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Sappiamo che l'ultima esecuzione effettuata da Mastro Titta venne compiuta ai danni di Domenico Antonio Demartini, regnicolo, reo, di omicidj, “morto” in via dè Cerchi li 17 agosto 1864. Successivamente Giambattista Bugatti lasciò il post a Vincenzo Balducci, che di fatto divenne il nuovo boia di Roma. Prima di allora Balducci aveva aiutato e imparato dal suo maestro l'arte di tagliare teste. In data 20 maggio 1865 Balducci decapitò un certo Saturnino Pescitelli. Ma il nostro racconto o perlomeno per quello di straordinario che accadde è datato un anno esatto il 23 maggio 1866 nella città di Bracciano. Quel giorno sul patibolo si trovava Antonio di Giuseppe o Ventura, condannato a morte, protagonista di un'esecuzione capitale a suo discapito che non fu mai portata a compimento. I racconti ci narrano che il condannato salito sul patibolo iniziò a recitare l'Ave Maria e preghiere alla Madonna. Quando Balducci avviò la lama della ghigliottina questa non discese perché l